lunedì 2 luglio 2012

Schizofrenia di un sogno

"Sono qui a reclamare ciò che è mio di diritto.
Sono qui a riprendermi chi sono.
Il resto è solo silenzio nell'oscurità greve di questa notte."



Il rossore della sigaretta, l'unica luce stanotte, non mi distoglie dai miei pensieri...
Serpi di fumo aleggiano attorno alla mia persona, a far compagnia al guizzo degli occhi di qua e di là, in cerca di qualcosa, qualcosa che possa salvarmi da me stesso.
Ma purtroppo non c'è nulla che possa distrarmi...
Posso sentire la sua essenza, così familiare e al contempo sconosciuta. Mia in fondo, ma agli opposti.
Posso sentire il gelo delle mie stesse mani che senza muoversi mi accarezzano le spalle, la mia voce sussurrare, un nonsochè di metallico e profondo nei toni

"vieni con me..."

Ma che? Scuoto la testa cercano una lucidità irraggiungibile.

"vieni con me!"

Di nuovo quella voce, a cui se ne aggiungono altre, sempre di più, sempre più spente, più morte.
Una cantilena infernale mi sfiora i timpani...

"vieni con me, nessuno ti vuole. Vieni con me, vedrai, non duole!
abbandonati al tuo destino, sfida la sorte...
sai già chi di noi è il più forte..."

Sudo freddo, mi tremano le mani, ho una paura folle.
Le loro risate riecheggiano nella mia mente...
Ma questa sera.... questa sera....
Affronto lo specchio come un claustrofobico può affrontare un' ascensore bloccato fra due piani.
Ormai sono tutto un tremore, mi devo appoggiare al muro per non cadere, annaspando in cerca d'aria.
Osservo il mio riflesso, e in una visione distorta del corridoio che pare infinito mi accorgo che piango sangue.
I miei occhi non sono nient'altro che due chiazze rosse gocciolanti.
Vedo, in preda al panico vedo cose terribili, vedo ogni mia singola paura prendere forma e fissarmi con l'inquietudine di un lupo affamato.
E senza rendermene conto mi ritrovo in ginocchio, urlando bestemmie al firmamento, chiedendo una spiegazione ad un Dio in cui non credo.

"Non di nuovo, vi prego... non di nuovo..."

Piango fra gli spasmi dell'isteria mentre intorno a me cala il silenzio.

Solo un'ombra si avvicina distaccandosi dal gruppo, e prende forma.
Sono io. Lo stesso io che mi sussurrava all'orecchio poco fa.
Mi porge qualcosa con le sue mani gelide, e sul suo sguardo spento si profila un sorriso.
E' una pistola. Quella che ho comprato per difendermi da possibili rapinatori che girano in queste zone. Il cassetto in cui la custodisco è aperto, così come il bauletto.
Fisso con orrore l'arma, poi noto con la coda dell'occhio un cenno di una mano.
Mi ritrovo immobilizzato alla parete, mentre le ombre si dispongono in fila indiana. Non posso muovermi, sono come incatenato. Cerco di capire cosa succede, ma riconosco solo il terrore di quei momenti...
Ad un tratto la prima ombra si scaglia contro di me a testa bassa, puntandomi come un toro impazzito.
Mi colpisce in pieno, passandomi attraverso. E in quell'istante l'orrore prese forma. Ogni ombra che mi passava attraverso mi faceva vivere momenti in cui mi trovavo impotente di fronte alle mie più grandi paure.
Una dopo l'altra si scagliavano senza pietà contro di me, ridendo selvaggiamente. E io urlavo, per il dolore, la paura, la follia che cresceva in me e la rabbia. In questa loro frenesia nessuno si accorse che riuscivo a muovere nuovamente le braccia. Subito l'idea mi balzò alla mente...
Senza esitazione urlai ancora una volta, e con tutta la rabbia che avevo dentro sbraitai

" QUESTA NOTTE RIAVRO' ME STESSO!"

Ridendo nevrastenicamente mi puntai la pistola alla tempia. E feci fuoco.
Urla straziate mi giungevano sempre più lontane, nel buio di quella notte infinita. Infine solo il silenzio.
Poi mi svegliai... dopo 10 anni di coma, a seguito di un tentato suicidio. E mentre i medici increduli mi visitavano come fossi un miracolato, sorridendo sussurrai

"ce l'ho fatta..."

E tornai alla vita con il sorriso sincero ma amaro di chi ha vissuto la morte.

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